Curare è prendersi cura: la voce del Prof. Mandelli

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“Curare è prendersi cura” è un titolo che il Professor Franco Mandelli, Presidente Nazionale dell’AIL, (e Presidente della Fondazione Gimema – Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto) non ha scelto a caso per il suo secondo libro, dopo quello del 2010 “Ho sognato un mondo senza cancro”.

Lo ha dimostrato nell’intervista che lo ha visto assoluto protagonista sul palco del Teatro Bonci di Cesena, durante la quale ha ribadito il ruolo centrale del paziente in tutta la sua vita professionale. “Rispettarlo e aiutarlo nel momento del dolore, non facendogli mai perdere la speranza di poter stare meglio. Anche la diagnosi più terribile deve lasciar intendere che esiste una minima possibilità di farcela o comunque di poterla affrontare mantenendo una qualità della vita accettabile”.

Ma soprattutto, nel ricordare di aver preso da tempo l’abitudine di dare il proprio numero di telefono ai pazienti e alle loro famiglie, ha confermato autenticamente di mettersi al servizio dei malati.

Una lezione che anche nelle pagine del volume ribadisce con forza a quanti, giovani studenti, si avvicinano al mondo della medicina. “Solo con ideali e motivazioni forti si può intraprendere questa professione”.

 

 

Altrettanto importante il compito del volontariato. “Figure che ricordo sempre con affetto – ha sottolineato Mandelli – sono quelle dei volontari che all’inizio della mia carriera hanno aiutato l’Ematologia a nascere, donando il loro tempo e il loro cuore e che mi hanno accompagnato in tutta la mia avventura professionale. Anche adesso, con l’AIL, l’Ematologia italiana deve tantissimo a tutti coloro che, senza chiedere nulla in cambio, la sostengono in tutta Italia”.

Il Professor Mandelli  ribadisce: “Ho sempre creduto, fin dai miei inizi, che il vero dottore fosse il medico condotto di un tempo, che doveva occuparsi di tutto anche se non poteva sapere tutto, aiutato in questo dal rapporto d’amore con i propri pazienti. Ecco, è questo il vero dottore, uomo di scienza ma soprattutto di coscienza.” Applausi a scena aperta per l’umanità e la sensibilità dimostrate da un medico che, ancora adesso a 83 anni, continua a dedicare la propria vita per il bene altrui.